Sembra ieri, ma sono passati ormai 14 anni da quando conobbi il mio Maestro, in realtà credo che non sia solo il mio Maestro, ma il Maestro dello Sport in Italia, al quale tutto il mondo delle Scienze Motorie dovrebbe dire sentitamente: Grazie.
A Pasquale Bellotti feci una domanda, forse ingenua, forse banale, ma nello stesso tempo maliziosa, con lo scopo di carpire chissà quali segreti, tra quelli che certamente si celavano (così io pensavo) nelle menti dei grandi esperti del movimento umano:
<<Professore, mi scusi, ma qual è il segreto dell’allenamento sportivo?>>
Il Professore, dopo una breve riflessione, mi rispose semplicemente così:
<< Il buon senso, è il buon senso il segreto.>>
Questa risposta mi lasciò attonito, perplesso, nel mio immaginario mi sarei aspettato una ben più complessa ed articolata soluzione del mondo esoterico dei guru dell’allenamento sportivo.
Tra noi calò un certo silenzio. In quel momento, da povero presuntuoso, pensai pure:
<<Ma che razza di risposta è mai questa?!?>>
Passarono i giorni, passarono le settimane e si avvicinava il Natale e il Maestro, con mia grande meraviglia, mi regalò un libriccino, accompagnandolo con queste parole:
<< Qui dentro è custodito tutto quello che devi conoscere sull’allenamento sportivo, insieme alle nozioni di qualche buon libro di fisiologia (in realtà pochissimi sono buoni).>>
Scartai il regalo e, con mia sorpresa, e nello stesso tempo stupore, lessi il titolo del libro:
“I sette saperi necessari all’educazione del futuro” di Edgar Morin”
Dentro di me pensai: mah, I sette saperi necessari…
<<Ma necessari a cosa ?>>
A cosa? all’educazione ?!?!?
Cosa c’entra tutto questo, cioè l’educazione, con l’allenamento sportivo?!?!
Non sapevo e non immaginavo che, di lì a poco, la lettura di quel libro avrebbe cambiato, non solo la mia visione dell’allenamento sportivo, fatto di test, tabelle, tecnologia, carichi ecc., ma la visione della vita stessa.
Oggi, voltandomi indietro nel tempo a guardare il percorso della vita, mi rendo conto che sono proprio questi gli episodi che fanno riconoscere una persona come Maestro.
Maestri che richiamano – è inevitabile – altri Maestri.
Edgar Morin, sociologo francese, ne La testa Ben fatta introduce un concetto, secondo me fondamentale, direi radicale ed essenziale, che ben si lega al buon senso a cui si riferiva Bellotti. La serendipità.
Serendipità. Morin scrive:
“Lo sviluppo dell’intelligenza generale richiede di legare il suo esercizio al dubbio, lievito di ogni attività critica, che, come indica Juan de Mairena, permette di “ripensare il pensato”, ma comporta anche “il dubbio del suo stesso dubbio”. Deve fare appello all’ars cogitandi (la quale include il buon uso della logica, della deduzione, dell’induzione), l’arte dell’argomentazione e della discussione. Comporta anche quell’intelligenza che i Greci chiamavano métis, “insieme di attitudini mentali… che combinano l’intuizione, la sagacia, la previsione, l’elasticità mentale, la capacità di cavarsela, l’attenzione vigile, il senso dell’opportunità”. Infine si dovrebbe partire da Voltaire e da Conan Doyle, poi esaminare l’arte del paleontologo o dello studioso della preistoria, per educare alla:
Serendipità, arte di trasformare dettagli apparentemente insignificanti in indizi che consentono di ricostruire tutta una storia.
Poiché il buon uso dell’intelligenza generale è necessario in tutti i domini della cultura umanistica e della cultura scientifica, e naturalmente nella vita, è proprio in questi domini che si dovrà mettere in rilievo il “ben pensare” che non conduce per nulla a diventare benpensanti.
L’insegnamento matematico, che evidentemente comprende il calcolo, andrà oltre il calcolo.”
Vorrei aggiungere altro per ricollocare tali concetti nel modus operandi dell’allenamento sportivo, ma evidentemente non ce n’è bisogno, forse perché non posso commentare Morin, ma semplicemente osservare:
<<Chi ha orecchie per intendere intenda !!!>>,
Permettetemi soltanto una piccola personale considerazione, un invito che sento di dover fare:
Attenzione all’uso della tecnologia nel mondo dello sport, essa è sì utile per il proprio lavoro, ma è pur sempre solo uno strumento che serve in quanto tale, cioè al servizio del nostro intelletto. Senza il così detto buon senso a cui si riferiva Pasquale Bellotti, c’è il rischio di andare fuori strada, di farsi abbindolare dalle mode e dalle proposte del mercato, con il rischio di diventare noi stessi lo strumento dello strumento. Dimenticando, questo sì che è grave, l’uomo, l’umano.
Al prossimo articolo.
Giulio Rattazzi